NOTE

Se la magia accade quando i giusti ingredienti si fondono in una perfetta armonia, quale incantesimo scaturisce, dunque, allorché la brumosa meraviglia di Venezia offre il suo cuore al poeta della musica raffinata e travagliata? Leonard Cohen in piazza San Marco, inumidita da un temporale che ha preceduto il concerto e l’alta marea in agguato, un cappello che spesso giace nelle mani del suo proprietario, a ringraziare il pubblico affascinato e incredulo, un vestito scuro che disegna la fisionomia vissuta di un distinto cantore, una voce profonda che risale dalle viscere di un mondo antico come la poesia e poi canzoni che diventano inni che diventano assiomi che diventano tutto, come Dance Me To The End Of Love o Hallelujah: ecco gli ingredienti di una combinazione divina di storia, musica, parole, fascino, talento, carattere. Se è vero che la musica è capace di trasportare in ogni luogo e di astrarsi dalle contingenze spazio-temporali, è impossibile prescindere dal contesto lagunare decadente e meraviglioso di Venezia che risuona in splendore con le note del leggendario chansonnier canadese.