Non c’è bisogno di effetti speciali, non c’è bisogno di orpelli né di trovate originali, basta un uomo, con la sua band e la sua musica per riempire tutto lo spettro del necessario, per colmare i desideri di tutta una piazza. Quella piazza è il cuore del Lucca Summer Festival e quell’uomo è David Bowie che gli effetti speciali li trova dentro sé stesso, scaturigine di meraviglie e invenzioni eccellenti. Di fronte all’artista che ha portato la ricerca musicale dalle parti del divino, non è certo la terrena paura di qualche goccia di pioggia (che poi non cadrà) a tenere lontana questa folla adorante che vuole assistere al prodigio di ascoltare dal vivo brani che pertengono, chissà, al soprannaturale. Forse, più semplicemente, arrivano da remoti luoghi siderali. L’uomo che cadde sulla Terra li frequenta da consumato viaggiatore alieno ed è la nostra guida; “Starman”, “Life on Mars”, “Ziggy Stardust” sono tappe imprescindibili di un percorso tra rock e fantascienza. Il Duca Bianco è in gran forma, è rilassato, sorridente, divertito, come uno stregone buono conscio della potenza dei propri incantesimi, come un monarca illuminato che governa con talento ed esperienza il proprio regno, il palco. Il tempo di sognare, volare e ballare, il tempo di “Heroes”, “Changes”, “Ashes to Ashes”, “Fame” e “Let’s Dance” ed ecco che l’unica tappa italiana del 2002 scappa via, portandosi dietro, purtroppo, una delle ultime esibizioni live di David Bowie nel nostro Paese.